Andare insieme, andare lontano by Enrico Letta

Andare insieme, andare lontano by Enrico Letta

autore:Enrico Letta [Letta, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852064265
editore: Mondadori


VI

Sul filo

Tanti mesi di silenzio mi sono costati. Eppure, uscito da Palazzo Chigi, non ho avuto, neppure per un attimo, dubbi sulla necessità di vivere nel riserbo questo mio status di ex. Ogni parola calata sulla stretta attualità – polemica o accomodante, critica o neutrale – avrebbe comunque finito per essere svilita nel frullatore del dibattito pubblico. Non lo volevo.

Soprattutto, il silenzio mi è parsa l’unica via possibile per continuare a rispettare le istituzioni. Per me, un esecutivo votato dal Parlamento era ed è evidentemente legittimo. Come tale, deve avere la possibilità di operare in base agli impegni sui quali le Camere gli hanno concesso la fiducia.

Sarei stato incoerente rispetto al mio modo di essere, e anche rispetto a come ho interpretato l’esperienza di governo, se avessi vissuto diversamente la fase successiva. E se non fossi stato il primo a rispettare il nuovo ciclo, tanto da augurarmi, per il bene del Paese, che esso fosse in grado di riuscire laddove noi stavamo incontrando difficoltà.

Nel lavoro faticoso e al tempo stesso entusiasmante di quei dieci mesi ho convissuto, dal primo all’ultimo giorno, con una costante: la precarietà come regola quotidiana, l’urgenza, la fibrillazione permanente. E, poi, la sensazione di un assedio continuo. Spinte diverse tra loro che convergevano verso un unico obiettivo: far cadere il governo. Prima Beppe Grillo, poi Silvio Berlusconi, infine Matteo Renzi. Ciascuno ha tentato, a modo suo, di far partire i titoli di coda. L’ultimo tentativo, com’è noto, è stato quello decisivo. Buona la terza.

Naturalmente, raccontare questo non significa cercare attenuanti rispetto al giudizio politico di un’esperienza che giocoforza io voglio sia letta senza sconti. Anzi, sono il primo a fare autocritica, come spero che da questo libro traspaia con evidenza. Significa, tuttavia, spiegare perché mi sono ben guardato dal provare a scaricare addosso al mio successore quella condizione di assedio e soffocamento per i quali, tante volte, ho chiesto requie nei miei trecento giorni.

In questi mesi ho ripensato molte volte, sorridendo, a un episodio. Non una conversazione privata, che di certo non rivelerei qui, ma uno scambio di battute avvenuto in pubblico con papa Francesco ad Assisi, sul sagrato della basilica del patrono d’Italia, dinanzi ad alcuni fedeli e in favore di telecamera. Era il 4 ottobre 2013, due giorni dopo quel voto di fiducia di cui ho parlato prima, che aveva tenuto in vita il governo per un soffio. «Ho capito quale talento lei potrà sviluppare nella vita quando non sarà più primo ministro» mi disse il pontefice, con un tono che a me parve tra il serio e il divertito. «Potrebbe essere un buon trapezista. Lì, a camminare sul filo a trenta metri da terra. Senza rete. Con tanti scossoni tutto intorno.» Non so se potrei mai essere un trapezista, tantomeno un buon trapezista. Conosco però la sensazione. E so quanto è complicato. Devi concentrarti soltanto sull’obiettivo che hai di fronte. Guai a guardare di sotto. E guai a lasciarti prendere dal pensiero che basta perdere per un attimo l’appoggio e l’equilibrio, e precipiti subito giù.



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